Un segno d’affetto

Alessandro Tosi, Direttore Museo della Grafica

 Per l’incisore, il segno è sempre un grande gesto d’affetto. Affonda su sé e sul mondo, intessendo una trama narrativa di connessioni reali o ideali, vissute o sognate, certe o possibili. Nasce dal gesto per diventare scrittura, con un vocabolario – se la lingua scelta è quella, ancor più ricca e difficile , dell’acquaforte – che la lastra e le sue morsure impongono e disciplinano nello spazio del foglio. Può diventare prosa o poesia, ricordo o memoria, sedimentando e strutturando brani di luce e campi di ombre che, nel miracoloso ricomporsi, si diranno sempre paesaggio. E lo sguardo degli altri saprà darne rinnovata lettura, inseguendo e trattenendo le variabili emozionali in un atto di segreta e intima complicità. In un altro gesto d’affetto.

Fabrizio Pizzanelli niente nasconde del mestiere dell’incisore. Artista d’eccezione nel panorama dell’incisione toscana contemporanea, come avrebbero scritto i raffinati conoscitori primonovecenteschi a indicarne da subito originalità di espressione entro significanti coordinate di identità culturale, nelle sue acqueforti riesce a trasmettere il senso della costruzione di un complesso sistema di segni disciplinato in scrittura e l’incanto di una scrittura in grado di originare, per propria forza poetica, ulteriori registri interpretativi. Sono quotidiane rarefazioni di minimi pretesti narrativi sorretti, e dunque espansi, da una mai disattesa “castità grafica” che Carlo Alberto Madrignani come registro primo e portante – e i maestri colgono sempre nel segno.

Presentarne il trentennale svolgimento, in una concezione del tempo comunque di dichiarata sospensione, diventa occasione preziosa per riaffermare i principi fondamentali, e oggi ancor più necessari, dei linguaggi dell’incisione. E insieme occasione per riflettere sul valore, ancor più irrinunciabile, delle condivisioni e delle complicità che una trama di segni può accendere.

Dal catalogo “Quotidiane rarefazioni, acqueforti di Fabrizio Pizzanelli”

ETS edizioni, Pisa 2016, stampato in occasione della mostra tenutasi al Museo della Grafica di Pisa